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In questo articolo ripercorriamo i passaggi salienti di una lezione-chiacchierata dedicata alla difesa nel basket a livello giovanile. L’allenatore sottolinea come l’obiettivo principale non sia vincere nell’immediato, ma formare giocatori completi, capaci di affrontare via via situazioni sempre più complesse.
L’allenatore apre con dei ringraziamenti e sottolinea subito l’importanza di un lavoro ben strutturato in ambito giovanile. L’obiettivo non è soltanto “vincere le partite” a breve termine, ma formare i giovani atleti in modo completo. In questa prospettiva, l’allenatore deve trasformarsi in uno “strumento” per i ragazzi, mettendo a loro disposizione conoscenze e metodo, in funzione delle caratteristiche e dei tempi di ognuno.
Un primo punto cardine è la curiosità: studiare, sperimentare, documentarsi, ascoltare i colleghi e guardare anche ad altri sport. Inoltre, viene evidenziata l’importanza dell’empatia: per insegnare in maniera efficace, bisogna capire chi si ha di fronte, instaurare un rapporto umano con i ragazzi, entrare nel loro mondo e trovare il modo di motivarli. Troppo spesso si etichetta la mancanza di risultato come “mancanza di volontà” dei giocatori, quando invece potrebbe essere un segnale di bisogno di nuove chiavi didattiche o comunicative.
“Allenare vuol dire dare forza alle persone. L’allenatore diventa un punto di riferimento e di crescita, non solo tecnica ma anche caratteriale.”
Nel settore giovanile il focus primario deve essere la formazione. Ogni esercizio e ogni partita andrebbero vissuti come “opportunità” per migliorare e per crescere. Bisogna ricordare che la crescita individuale del ragazzo va di pari passo con la crescita del collettivo.
Viene proposta un’idea molto interessante: un allenatore del settore giovanile non andrebbe valutato in base alle vittorie, ma in base alla qualità dei giocatori formati. Ciò non significa non voler vincere, ma dare una priorità chiara e coerente col concetto di “settore giovanile”.
Si entra dunque nel vivo della progressione didattica, descritta come un insieme di obiettivi e passaggi graduali, che parte dalle basi (1 contro 1) fino alle situazioni più complesse (difesa sui blocchi, pick and roll, ecc.). L’allenatore deve strutturare i contenuti in modo che ogni step sia un prerequisito necessario per il successivo.
“Se un ragazzo non sa difendere in 1c1, è prematuro parlare di difesa sul pick and roll.”
Fase iniziale (Under 13-14): ci si concentra sui fondamentali individuali (distanza difensiva, naso sulla linea di penetrazione, anticipo)
e si introducono le prime idee di aiuto difensivo e di transizione difensiva.
Fase intermedia (Under 15-16): si inseriscono letture più complesse, come le rotazioni, i cambi difensivi e la difesa sui blocchi lontano dalla palla.
Fase avanzata (Under 17-18 e oltre): diventa imprescindibile la difesa sui blocchi sulla palla (pick and roll),
con diverse strategie (show, cambio, contenimento, ecc.).
Vengono elencati alcuni principi chiave che il giovane deve padroneggiare. È fondamentale che ogni esercizio sia un’opportunità formativa, rispecchiando il più possibile situazioni di partita.
Si sottolinea l’importanza di inserire gli esercizi difensivi in situazioni vicine alla partita. La pallacanestro è un “film” e non una serie di foto isolate. È tuttavia utile, in certi momenti, focalizzarsi su fette di gioco specifiche (ad esempio, come ruotare su una penetrazione) purché siano collegate al contesto reale (5 contro 5) e non restino esercizi fine a se stessi.
Raggiunta la padronanza dell’1 contro 1 e delle prime collaborazioni, ecco che si inizia a parlare di blocchi lontano dalla palla. Servono nuove competenze:
L’allenatore evidenzia come ci sia un legame continuo tra tecnica di base (corsa, scivolamenti, contatti) e scelte strategiche. Senza la base fisica e mentale, non basta la “volontà” per passare sui blocchi.
Negli ultimi anni del settore giovanile (Under 17-18) diventa fondamentale insegnare la difesa sul pick and roll. Qui entrano in gioco scelte tattiche più complesse:
L’allenatore sottolinea come ogni scelta richieda coerenza. Se il difensore che segue l’uomo con la palla non ha fatto il passaggio giusto sul blocco (es. passare dietro/in mezzo), allora lo show del compagno può venire vanificato. Ancora una volta, tutto parte dalla base individuale.
Un nodo centrale del video è la mentalità: spesso i giovani talenti faticano in difesa perché, fin da piccoli, si sono sentiti dire che “l’importante è far canestro”. L’allenatore ha il compito di far capire che:
Si raccomanda di evitare di creare “dipendenza” dalla voce dell’allenatore, ma di educare i giocatori a pensare con la propria testa. Allenare vuol dire dare forza, anche sotto il profilo emotivo.
Il video si conclude con l’aneddoto di come uno dei momenti più belli della carriera dell’allenatore sia stato vedere tre giocatori formati nel settore giovanile approdare contemporaneamente alla Nazionale. È un traguardo che testimonia come la vera vittoria sia la crescita delle persone, prima ancora che delle squadre.
In sintesi, il relatore sottolinea che la difesa giovanile non è un insieme di regole fisse, ma un percorso organico che parte dalle basi e, passo dopo passo, introduce concetti più complessi, sempre lasciando il giocatore al centro del progetto.
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