Relentless Basketball: la filosofia di Francesco Tabellini che non lascia respiro agli avversari
Una pallacanestro senza pause: difesa aggressiva, dominio a rimbalzo e transizione fulminea. Un approccio che è identità, cultura e metodo di lavoro.
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Non un sistema di schemi: una filosofia
Tabellini non propone un playbook infinito, ma un DNA di squadra. Il suo principio guida è “less is more”: meno concetti, eseguiti meglio e più velocemente. L’allenatore sceglie poche priorità non negoziabili e accetta di rinunciare al resto: così l’identità diventa chiara, riconoscibile e sostenibile durante la stagione.
In questa filosofia c’è spazio per il caos organizzato: libertà di iniziativa, tagli durante le penetrazioni, ruoli fluidi in transizione. Gli errori sono tollerati se nascono dall’aggressività, non dalla passività: la regola è fix mistakes, si corregge al volo e si riparte senza spezzare il ritmo.
Le tre priorità non negoziabili
1) Difesa aggressiva sulla palla + protezione dell’area
Pressione ovunque sia il pallone, negare penetrazioni e layup, sporcare linee di passaggio. L’aggressività sulla palla convive con la solidità del ferro: se qualcuno viene battuto, il compagno ruota, mette il petto e impedisce la conclusione facile.
2) Dominio a rimbalzo su entrambe le metà campo
Ogni tiro è un’opportunità: in attacco si tagga subito l’avversario (tag-in) per vincere la posizione, aumentare i secondi possessi e, al contempo, avere già gli accoppiamenti per la pressione immediata in uscita.
3) Vincere la corsa (“Win the race”)
La transizione inizia prima della metà campo: apertura alta, primi 3 passi esplosivi, palla che viaggia in avanti. Anche dopo canestro subito: si prende dalla retina, rimessa lampo e si attacca nella difesa non ancora schierata.
Allenamenti: corti, intensi, aderenti alla partita
Sedute con pochi minuti live (anche 25’), ma a ritmo massimo. Le correzioni sono “flash” tra i segmenti; le analisi lente si fanno al video. Ogni drill riproduce il carico cognitivo della gara: decisioni rapide, comunicazione costante, corsa dopo ogni cambio di possesso.
- 5c0 a tempo (es. 14″): palla che viaggia forte, ricezione dinamica, tagli sulla penetrazione.
- 3c3 a invertire / difesa-attacco-fuori: educa a trasformare subito la difesa in corsa.
- Segmenti a “campi” (2-3 consecutivi): ritmo, voce, continuità senza fermate.
L’obiettivo non è “fare tutto”, ma fare bene le cose che definiscono l’identità. La quantità di contenuti si riduce, l’efficacia cresce.
Caos utile: tagli, spacing, ruoli fluidi
In penetrazione si incoraggiano tagli coordinati (baseline, 45°, OKC cut). Capiterà che due giocatori taglino insieme: fa parte dell’apprendimento. La chiave è la presenza mentale per reagire: chi non riceve esce veloce e rimpiazza uno spot libero, mentre la palla continua a viaggiare.
In transizione non c’è il “regista unico”: riceve chi è nella posizione migliore per spingere, mentre almeno un compagno corre davanti alla palla per allargare il campo e creare pressioni immediate sul ferro.
Il ruolo dell’allenatore: coerenza e linguaggio comune
Chiedere velocità e libertà in partita significa non fermare tutto in allenamento. Si accetta una quota di disordine per ottenere vantaggi dinamici. La cultura si costruisce con parole chiave (es. “Win the race”, “Fix mistakes”) che tutti condividono e riconoscono.
La squadra deve essere quella che vorresti vedere da spettatore: intensa, coraggiosa, senza pause.
Per chi è adatta e cosa aspettarsi
Non è per tutti. Servono condizione, disponibilità mentale e responsabilità reciproca. Con i profili giusti, però, la squadra diventa scomoda per 40′, pericolosa in ogni cambio di possesso, capace di generare break con difesa, rimbalzo e corsa. Gli errori calano col tempo, la velocità decisionale cresce e il pace diventa un vantaggio competitivo stabile.